
Nel Giubileo il significato del pellegrinaggio
Il pellegrinaggio si distingue dal viaggio.
Il cristiano per definizione è un pellegrino sulla terra.
Lo scopo del pellegrinaggio è un rinnovamento della vita
spirituale, un ritorno alle fonti della propria fede.
Tappe decisive per colui che vive un’esperienza significativa e
apportatrice di vita sono la partenza, il cammino, la meta e il ritorno.
Il pellegrinaggio cristiano ha le radici nell’Antico Testamento.
Si saliva a Gerusalemme per celebrare le feste e incontrare Dio. Gesù va al
tempio da ragazzo per diventare “figlio che compie la volontà del Padre”.
La salita decisiva a Gerusalemme, che lo porterà alla morte e risurrezione,
è fatta da Gesù con risolutezza (cf. Lc 9,51).
Con l’incarnazione non c’è più come luogo santo, il tempio.
Gesù Cristo è l’unico luogo di salvezza per tutta l’umanità.
Questo non vuol dire che il cristiano non deve più compiere l’esperienza
esistenziale del pellegrinaggio: la “spiritualità del cammino” abbraccia la
dimensione simbolica che narra la transitorietà della vita, il provvisorio e
il precario, il gusto della scoperta, la ricerca di altro e della compagnia di
altri.
Il cammino suggerisce soprattutto la ricerca di sé, l’esercizio della vita
interiore. “Il viaggio più lungo, che non finisce mai, è il viaggio interiore”.
Giunti alla meta, luogo rivelativo della presenza di Dio, si visita, si
contempla, si prega, si visitano i luoghi memoriali della salvezza.
La qualità del pellegrinaggio si decide nella sua capacità di far “accadere”
nella propria vita il ritorno al Signore, la conversione, il rinnovamento
della vita di sequela del Signore.
Il ritorno può essere preceduto da una benedizione. È un invio alla
missione, a testimoniare che, nella pace di Cristo, c’è la vita piena:
“Andate ad annunciare le meraviglie operate da Dio; andate per essere
suoi testimoni nella compagnia degli uomini”.
Ritornare per abitare in una nuova forma il quotidiano. Spesso ci si porta
via un ricordo, perché il visibile ci faccia aprire all’invisibile.
Il pellegrinaggio deve anche far sentire il dramma
del “pellegrinaggio” dei poveri della terra, il dramma di chi
compie viaggi verso la vita, il pane, la libertà, abbandonando terre
dove imperversano povertà, guerre, fame e oppressione.